Appare evidente la solitudine e la tristezza nella quale sono immersi i ricoverati o gli ospiti delle case di riposo. Queste persone, già provate dal dolore fisico, si trovano a vivere un momento difficile della loro vita, e la presenza di una persona amica può rendere meno pesante la condizione in cui si trovano.
Ogni volontario è inserito in un gruppo, e presta servizio in modo organizzato e coordinato o in un reparto dell’ospedale oppure presso una residenza per anziani del territorio.
Il volontario si impegna a:
- Svolgere con continuità il servizio di almeno due ore alla settimana
- Lavorare in gruppo e considerarsi parte integrante di esso
- Il volontario AVO deve OSSERVARE per poter capire le necessità dell’Altro quando mancano le parole e ASCOLTARE, in silenzio, quando le parole ci sono.
In questa società frenetica dove l’imperativo è correre, restare eternamente giovani e correre al massimo, l’AVO insegna che esiste un’altra realtà che ti tende la mano e ti invita a frenare la tua corsa e a parlare solo con gli occhi. Il volontario AVO cerca di far suo quanto detto da Enzo Bianchi Priore della Comunità di Bose: “Ascoltare è accettare di sacrificare ciò che ci pare sempre più prezioso: il tempo. Occorre tempo per ascoltare, un tempo vissuto senza fretta, angoscia. L’ascolto è la prima forma di rispetto e di attenzione verso l’altro, la prima modalità di accoglienza della sua presenza.
Ascoltare significa essere attenti, accogliere le parole di chi ci sta di fronte ma anche, più in profondità, tentare di ascoltare ciò che egli vuole comunicare al di là di quanto riesce ad esprimere: per questo è necessario impegnarsi a cogliere anche il suo “non detto”, ciò che egli sottintende, addirittura nasconde. Solo attraverso questo quotidiano esercizio si può giungere a una comunicazione vera, a un ascolto autentico capace di far esistere l’altro e di dargli consistenza”.